Per la festa della donna voglio riportare qui due particolari poesie d'amore. La prima, “A mia moglie”, di Umberto Saba, di solito lascia perplessi i ragazzi che la leggono perché non riescono a cogliere di primo acchito il complimento che il poeta rivolge alla sua donna, che è unica e non può essere paragonata a nessun'altra. Nella seconda, “Il più bello dei mari”, Nazim Hiqmet ci offre l'immagini di un amore che non si esaurisce in quello che è stato, ma si apre al futuro, a quello che deve ancora essere.
A mia moglie
Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra .
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa ;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
E' migliore del maschio.
E' come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così se l' occhio, se il giudizio mio
non m' inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun' altra donna .
Quando la sera assonna
le gallinelle,
metton voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali,
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lasci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la sua carne.
Se l' incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l ' erba
strappi, per farle un dono .
E' così che il mio dono
t' offro quando sei triste .
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore .
Ai tuoi piedi una santa
sembra , che d' un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore .
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre .
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l' angusta
gabbia ritta al vederti
s 'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi ;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui .
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? Chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere;
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un 'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono dalla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l' accompagna .
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun 'altra donna .
Umberto Saba
Il più bello dei mari
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
Nazim Hikmet
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